50° Centro Missionario di Dinajpur - Sito Bangladesh Varallo

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50° Centro Missionario di Dinajpur

Attività anno 2014



articolo e fotografie del giornale Corriere Valsesiano in occasione  del
50° di Fondazione del Centro Missionario di Dinajpur


PASSIO 2014: EVENTI VARALLESI
UN LIBRO PER RACCONTARE 50 ANNI DI MISSIONE IN BANGLADESH
UNA TAVOLA ROTONDA PER PARLARE DELLA PACE


Domenica 6 aprile è stata una giornata speciale per Varallo e per la Comunità parrocchiale: in Collegiata la Santa Messa è stata celebrata da Padre Piero Gheddo, missionario del PIME (Pontificia Istituzione Missioni Estere), invitato in occasione dei cinquant’anni di fondazione della missione di Dinajpur in Bangladesh, nata per iniziativa del vulcanico Don Ercole Scolari, che fu parroco di Varallo per ben trentadue anni.
L’attuale prevosto, Don Roberto Collarini, ha accolto Padre Gheddo che, durante l'omelia, non ha mancato di ricordare come il discorso missionario abbia  ancora oggi una valenza molto importante in quello che è il “riscatto dei popoli meno fortunati della terra”.



Al termine della Messa, Giorgio Brunetti, presidente del Gruppo Bangladesh di Varallo, ha presentato il libro: “Centro Missionario di Dinajpur-Bangladesh. 50 anni di solidarietà 1964-2014”, ponendo l’accento su quanto, in mezzo secolo di costante collaborazione, è stato realizzato di materiale e di spirituale, creando una vera fraternità di spirito e di intenti, che unisce profondamente le due Comunità. Per chi lo desiderasse il volume è disponibile presso il Centro Libri.

Padre Gheddo, che conosce molto bene la realtà del Bangladesh, ed in particolare quella della missione di Dinjapur, dove ha soggiornato diverse volte, è stato entusiasta di questa pubblicazione ricca di immagini, di pensieri e di riflessioni, che dimostra ciò che scrive Don Roberto Collarini nell’Introduzione, intitolata: “Un grande albero dai frutti maturi”: “Un’intuizione illuminata e sapiente  può dar vita al sogno missionario di veder nascere, poi crescere e maturare una Missione tra i più poveri del mondo”.
Nel pomeriggio, presso il Centro Giovanile “Pastore”, si è tenuto un incontro sul tema: "Non c'è pace senza giustizia" , protagonisti alcuni “testimoni”: Padre Piero Gheddo, che ha portato la sua esperienza in Asia, Suor Chiara Piana, varallese, missionaria della Consolata, che ha trattato della situazione in Africa, e infine Don Walter Fiocchi, alessandrino, fondatore dell'associazione "L'ulivo e il libro", promotore ed organizzatore di viaggi in Terra Santa, che ha trattato in particolare della difficile situazione in Palestina.

All'incontro ha partecipato un pubblico numeroso ed attento, con molti giovani dell’Oratorio, che hanno dimostrato con la loro presenza l’importanza del tema pace, declinato in continenti e situazioni socio politiche molto diverse.
L'avvincente intervento di Padre Gheddo, profondo conoscitore della situazione missionaria nel mondo, ed in particolare in Asia, ha sottolineato come siano le guerre la causa prima della povertà: “Oggi nel mondo sono in corso più di venti conflitti, che generano sofferenze, ingiustizie, violenze di ogni genere, coinvolgendo anche la popolazione civile e segnando in modo particolare le donne e i bambini”. Il Bangladesh, che ha raggiunto l'autonomia dall'India nel 1971, ha una superficie pari alla metà di quella dell'Italia, ma con una popolazione tripla rispetto al nostro paese: circa 160/170 milioni di persone, dati approssimativi, poiché questo stato sovrappopolato, in cui  la situazione politica purtroppo  non è ancora stabilizzata, non è dotato di una anagrafe attendibile. In questo contesto difficile l'attività missionaria come quella di Dinajpur, che è tuttora finanziata dai varallesi e dai valsesiani, attraverso il Gruppo Bangladesh di Varallo,  è quanto mai preziosa, formativa per centinaia di giovani che, oltre ad essere ospitati nella missione, ricevono una preparazione professionale fondamentale per trovare un lavoro.

Suor Chiara Piana, varallese, missionaria dell'Istituto Missioni Consolata, profonda conoscitrice della situazione africana, si è soffermata sul concetto di "pace", riprendendo il titolo dell’incontro: “Non può esistere pace senza giustizia”. Per Suor Chiara essere “operatori di pace” vuol dire realizzare la volontà di Dio.  Nel continente africano ci sono molte guerre e tensioni, delle quali quasi nessuno parla. Il Centro Africa, paese poverissimo, malgrado sia dotato di importanti risorse naturali, penalizzato dalla mancanza di uno sbocco sul mare, sta subendo una guerra tremenda: un piccolo segnale di pace è dato dalle attività delle missioni, che comportano sovente rischi per gli operatori, che talvolta sacrificano la loro stessa vita, ma, ha ricordato Suor Chiara, anche altri paesi vicini come il Sud Sudan, la Somalia, l’Etiopia, si trovano in situazioni altrettanto difficili. Alla domanda formulata per capire se esistano segni di speranza, Suor Chiara ha risposto citando l'esempio della Liberia, dove una nuova classe dirigente, con una forte presenza femminile, pare stia portando a risultati positivi: “Le donne attive nei governi di quei paesi provocano un sensibile miglioramento delle situazioni di disagio”. Suor Chiara ha concluso il suo articolato intervento soffermandosi sul fatto che la Chiesa non può rimanere ai margini della lotta per la giustizia, ma deve partecipare alla costruzione della pace, ad ogni costo.

Ha concluso il pomeriggio il giornalista Don Walter Fiocchi, “raccontando dall’interno” il Medio Oriente, la Palestina e la Terra Santa: “Il significato del nome Gerusalemme è Città della pace, ma anche, a seconda della lingua che si usa,  Città del Dio della guerra: un ossimoro che riflette una realtà drammatica”.  Don Fiocchi ha parlato dell’apartheid del governo israeliano nei confronti della Palestina, usando appositamente questo termine inglese molto efficace, che era utilizzato un tempo per parlare della situazione sudafricana, caratterizzata dal dominio della popolazione bianca. L’assurda presenza del muro - costruito per ragioni di "sicurezza" dagli israeliani, che attualmente è lungo settecento chilometri e alto otto metri, ma che non si fermerà lì - pone estreme difficoltà alla vita quotidiana della popolazione palestinese.
“Il muro ha sottratto ai palestinesi una buona parte del territorio loro assegnato dopo l'occupazione da parte di Israele nel 1967, delimitato per trecento chilometri dalla “linea verde”. La Lega Araba nel 2002, nel tentativo di raggiungere una sorta di difficile pace, aveva  proposto, di tornare alla “linea verde” del 1967, ma ovviamente Israele non aveva accettato”. Don Fiocchi, deprecando l’assenza di una informazione obiettiva, ha ricordato che: “La pace nel mondo non si raggiungerà mai se non si arriverà ad una pace vera nella Terra Santa”.


               Piera Mazzone  
(Direttore Biblioteca Civica Varallo)




Riceviamo da p. Gheddo, entusiasta della trasferta a Varallo,
e pubblichiamo


Oggetto:  Gheddo manda blog per domani 15 aprile  14/04/2014   12:04  

Da:  Gheddo Piero (gheddo.piero@pime.org)   
A:  <bangladesh2003@libero.it>   
 

Caro Salvatore,

ti mando l’articolo che domani compare sul mio Sito internet
www.gheddopiero.it , ed anche sul sito del PIME.
Spero che poi lo riprendano anche altre agenzie internet, come fanno spesso.
Grazie, tuo padre Piero Gheddo
 


I 50 anni del “Gruppo Bangladesh” a Varallo                                    Varallo 15 Aprile 2014

I missionari del Pime sono in Bengala (e in India) dal 1855, una delle missioni più difficili che la Santa Sede ci ha affidato e ancor oggi il Bangladesh, nato nel 1971 dal Pakistan, è una delle nazioni più povere dell’Asia e senza risorse naturali: 160 milioni di abitanti quasi tutti musulmani in un territorio meno di metà di quello italiano, con una minoranza indù, cristiana e buddista  del 5%; il reddito medio pro-capite annuale è di 678 dollari (quello italiano 36.000). Il primo annunzio di Cristo è rivolto soprattutto alle minoranze tribali di religione animista (santal, oraon) e alle basse caste indù, con un discreto  numero d conversioni a Cristo.
Mezzo secolo fa, quando si celebrava il Concilio Vaticano II (1962-1965), il popolo e la Chiesa italiani si erano appassionati alla “fame nel mondo”, i missionari erano spesso sulle prime pagine dei giornali e i “gemellaggi” all’ordine del giorno. Nel marzo 1964 nasceva al Pime “Mani Tese” e pochi mesi dopo don Ercole Scolari, assistente diocesano dei giovani di Azione cattolica di Novara, veniva a Milano proponendo un “gemellaggio” fra le diocesi di Novara e Dinajpur, che iniziava con la costruzione della “Novara Technical School” di Suihari, alla periferia di Dinajpur, oggi diretta da fratel Massimo Cattaneo, che è una delle opere  più apprezzate della Chiesa cattolica per il popolo bengalese, non solo per le migliaia di giovani  e ragazze che ha formato, ma per l’esempio concreto che ha proposto di come avviare i contadini alle professioni produttive industriali, con il seguito di opere che ha suscitato; fra le quali la Scuola tecnico-professionale di Rajshahi, gemella di quella di Dinajpur.
La domenica 6 aprile 2014 sono stato a Varallo Sesia (provincia di Vercelli e diocesi di Novara) per celebrare il 50° anniversario del “Novara Centre” e del “Gruppo Bangladesh”.  Alla Messa solenne del mattino, con la chiesa strapiena e alla presenza delle autorità cittadine, il presidente dell’associazione Giorgio Brunetti  ha presentato il volumetto sui “50 anni di solidarietà 1964-2014 Novara-Dinajpur” e il rapporto fraterno che si è creato tra il Bangladesh e Varallo, dove don Scolari è stato parroco per 32 anni (1966-1998) e dove è nato il “Gruppo Bangladesh”, che coinvolge con diverse iniziative i cittadini di Varallo.
Nell’omelia ho detto che oggi, nella crisi di fede e di vita cristiana che stiamo vivendo, le missioni ci vengono in aiuto e il primo dono è Francesco, il Papa missionario che viene “dall’altra parte del mondo” e sta riformando la Chiesa universale con spirito, metodi e contenuti in uso dove il primo annunzio di Cristo è ancora attuale. Il rapporto col Bangladesh è ottimo, ma deve mobilitarci tutti non solo per continuare ad aiutare le opere sociali-educative in Bangladesh, ma soprattutto per seguire con fede e amore Papa Francesco, che vuole riportare a Cristo ciascuno di noi, le nostre famiglia, la nostra società italiana. Il Papa propone a tutti la conversione del cuore a Dio e al prossimo, specie quello più povero e abbandonato. Solo così la crisi della nostra Italia di cui tutti soffriamo, che non è solo economica e politica, ma prima di tutto religiosa e morale, potrà essere superata. Allora, anche i rapporti e gli scambi con il mondo missionario saranno benefici per tutti.
Alla Messa è seguito il pranzo comunitario dalle Suore di Gesù eterno Sacerdote e  al pomeriggio la tavola rotonda nel salone dell’oratorio, con vari interventi.  Il parroco don Roberto Collarini e il sindaco Eraldo Botta hanno illustralo i valori educativi che il “Gruppo Bangladesh” ha avuto e ancora ha per la popolazione di Varallo, che si ritrova unita nelle varie iniziative e incontri e manda ogni anni una delegazione a visitare la missione del Pime in Bangladesh; però quest’anno, a gennaio, questa visita programmata è stata bloccata dallo stato di disordini e scontri anche a fuoco che ha dilaniato il paese, in occasione delle elezioni politiche. Si è poi ricordato don Ercole Scolari, fondatore del gemellaggio Novara Bangladesh e grande parroco di Varallo ancora ricordato, che ha fatto numerose visite al Bangladesh portandovi i suoi parrocchiani perché, diceva, che nulla è più educativo per la nostra vita umana e cristiana che il passare 10-15 giorni a contatto con tanti bambini e giovani molto poveri, che ci fanno riflettere sul nostro benessere; e una Chiesa nascente in cui tutti sono missionari perché apprezzano il dono della fede gratuitamente ricevuto da Dio.
La tavola rotonda è continuata sul tema “Non c’è pace senza giustizia”, con il mio intervento sul Bangladesh e l’India, suor Chiara Piana, missionaria varallese della Consolata che ha illustrato la situazione in vari paesi africani e don Walter Fiocchi, diocesano di Alessandria, che ha parlato della Terrasanta e dei cristiani presenti nel Medio Oriente, con una puntuale descrizione delle ingiustizie di cui sono vittime.

Piero Gheddo


 
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